Nos grandes espaços, os nossos horizontes cruzam-se com os olhares opostos, e fotografamo-nos uns aos outros, com as escalas a rebater as identidades, sobressaindo os volumes que esmagam as figurinhas.
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei primi costituiti in Europa in un monumentale palazzo seicentesco tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, può vantare il più ricco e pregevole patrimonio di opere d’arte e manufatti di interesse archeologico in Italia. In esso sono esposti oltre tremila oggetti di valore esemplare in varie sezioni tematiche e conservati centinaia di migliaia di reperti databili dall’età preistorica alla tarda antichità, sia provenienti da vari siti antichi del Meridione, sia dall’acquisizione di rilevanti raccolte antiquarie, a partire dalla collezione Farnese appartenuta alla dinastia reale dei Borbone, fondatori del Museo.
Le opere d’arte ed i reperti archeologici sono presentati secondo la loro collocazione fisica all’interno di ventisei sezioni tematiche, costituite in base a due originari criteri espostivi: antiquario e tipologico. Il primo si incentra intorno al nucleo della collezione Farnese, ereditata da re Carlo III e poi detenuta dalla famiglia Borbone, cui se ne aggiunsero nel tempo altre, quali le collezioni Borgia, Picchianti, Santangelo e Vivenzio. Il secondo è composto soprattutto dagli oggetti rinvenuti negli scavi condotti nelle città sepolte dall’eruzione del Vesuvio e nei siti dalla Magna Grecia e dell’Italia antica. Di recente si sta procedendo ad un riassetto di alcune sezioni secondo contesti storici e topografici. Esistono, inoltre, un’importante collezione di oggetti egiziani o egittizzanti, e un ingente Medagliere con monete, medaglie e gemme incise, dall’età greca all’epoca moderna.
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei primi costituiti in Europa in un monumentale palazzo seicentesco tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, può vantare il più ricco e pregevole patrimonio di opere d’arte e manufatti di interesse archeologico in Italia. In esso sono esposti oltre tremila oggetti di valore esemplare in varie sezioni tematiche e conservati centinaia di migliaia di reperti databili dall’età preistorica alla tarda antichità, sia provenienti da vari siti antichi del Meridione, sia dall’acquisizione di rilevanti raccolte antiquarie, a partire dalla collezione Farnese appartenuta alla dinastia reale dei Borbone, fondatori del Museo.
Le opere d’arte ed i reperti archeologici sono presentati secondo la loro collocazione fisica all’interno di ventisei sezioni tematiche, costituite in base a due originari criteri espostivi: antiquario e tipologico. Il primo si incentra intorno al nucleo della collezione Farnese, ereditata da re Carlo III e poi detenuta dalla famiglia Borbone, cui se ne aggiunsero nel tempo altre, quali le collezioni Borgia, Picchianti, Santangelo e Vivenzio. Il secondo è composto soprattutto dagli oggetti rinvenuti negli scavi condotti nelle città sepolte dall’eruzione del Vesuvio e nei siti dalla Magna Grecia e dell’Italia antica. Di recente si sta procedendo ad un riassetto di alcune sezioni secondo contesti storici e topografici. Esistono, inoltre, un’importante collezione di oggetti egiziani o egittizzanti, e un ingente Medagliere con monete, medaglie e gemme incise, dall’età greca all’epoca moderna.
Entre as obras da colecção Farneze, provenientes em grande parte das scavi nas Termas de Caracala situadas em propriedades agrícolas daquela Família, e que mais tarde fizeram parte do recheio do Pallazo Farneze situado no Campo dei Fiori em Roma, figura uma estranha estátua em alabastro, com talvez um metro e setenta de altura; admirei-a prolongadamente mas não a medi a palmo.
Artemide efesia Creazione romana, II d.c. La preziosa scultura in alabastro (testa, mani e piedi di bronzo sono integrazioni ottocentesche di G. Valadier) rappresenta la grande dea, regina della natura e dominatrice delle fiere, venerata nel santuario d’Artemide ad Efeso. I confronti com líconografia monetale provano che il complesso repertorio figurativo dispiegato sul corpo della dea è la risultante di un lungo processo di codificazione dell’icona, giunto a maturazione solo in età imperiale, anche per effetto della rivitalizzazione del culto promossa da Traiano ed Adriano.
Dalla testa, moderna come la corona a forma di cinta muraria, pende un velo morbidamente ricadente sul retro e anteriormente irrigidito in un disco su cui fluttuano protomi di leoni e grifi. Intorno al collo la figura reca un pettorale a mezzaluna racchiuso da una ghirlanda di elicriso e da una collana com pendagli di ghiande. All’interno si sviluppa una complessa scena a rilievo:due coppie di figure femminili alate convergenti, l’ariete, il toro, i gemelli, il cncro e il leone. Il busto è coperto da quattro file di protuberanze arrotondate, erroneamente interpretate come le mammelle della dea;in realtà corrispondenti agli scroti di toro, vittime dei sacrifici.
Al di sopra di un sottile chitone manicato la figura indossa una stretta guaina, l’ependytes, trattenuta in vita da una cintura annodata sul retro e articolata in riquadri; al centro si susseguono dall’alto protomi di leoni, grifi, cavalli, tori ed in fine un’ape; lateralmente fioroni, sfingi e figure femminili alate emergenti nude da crespi di acanto.
Artemide efesia Creazione romana, II d.c. La preziosa scultura in alabastro (testa, mani e piedi di bronzo sono integrazioni ottocentesche di G. Valadier) rappresenta la grande dea, regina della natura e dominatrice delle fiere, venerata nel santuario d’Artemide ad Efeso. I confronti com líconografia monetale provano che il complesso repertorio figurativo dispiegato sul corpo della dea è la risultante di un lungo processo di codificazione dell’icona, giunto a maturazione solo in età imperiale, anche per effetto della rivitalizzazione del culto promossa da Traiano ed Adriano.
Dalla testa, moderna come la corona a forma di cinta muraria, pende un velo morbidamente ricadente sul retro e anteriormente irrigidito in un disco su cui fluttuano protomi di leoni e grifi. Intorno al collo la figura reca un pettorale a mezzaluna racchiuso da una ghirlanda di elicriso e da una collana com pendagli di ghiande. All’interno si sviluppa una complessa scena a rilievo:due coppie di figure femminili alate convergenti, l’ariete, il toro, i gemelli, il cncro e il leone. Il busto è coperto da quattro file di protuberanze arrotondate, erroneamente interpretate come le mammelle della dea;in realtà corrispondenti agli scroti di toro, vittime dei sacrifici.
Al di sopra di un sottile chitone manicato la figura indossa una stretta guaina, l’ependytes, trattenuta in vita da una cintura annodata sul retro e articolata in riquadri; al centro si susseguono dall’alto protomi di leoni, grifi, cavalli, tori ed in fine un’ape; lateralmente fioroni, sfingi e figure femminili alate emergenti nude da crespi di acanto.
This luxurious sculpture in alabaster (the head, hands and feet in bronze are 19th century restorations by G, Valadier) depicts the important goddess Artemis, queen of nature and mistress of the beats, worshipped in her sanctuary at Ephesus: Comparison with the iconography represented on coins shows that the complicated figurative ensemble displayed on the body of the goddess was the result of a lengthy process of iconographic codification. This process culminated only in the imperial period, in part an effect of the revitalization of the cult promoted by Trajan and Hadrian.
From her head (modern, as is the crown that takes the form of a city wall) hangs a veil that falls down in soft folds at the back. From the front it appears stiffened to form a disc, on which lion and griffon heads appear to float. Around her neck, the goddess wears a pectoral in the shape of a half-moon, enclosed by a garland of helichrysum and a necklace with acorn-like pendants. Within them is a complex scene depicted in relief. Two pairs of winged female figures converge towards the center, bearing palms and crowns, symbols of victory. Interwoven with them are signs of the zodiac, Aries, Taurus, Gemini, Cancer and Leo. The bust of the statue is covered with four rows of rounded protuberances, wrongly interpreted as the goddess’s breasts. In fact they represent the scrota of bulls, victims of sacrifices.
Over a fine chiton tunic with sleeves, the goddess wears a tight sheath, the ependytes, that in real life would be bound at the back with a knotted belt. This is patterned with squares. Below this come animal heads – lions, griffons, horses, bulls, and finally a bee. To the sides are large flowers, sphinxes and winged female figures, emerging, nude, from acanthus buds.
Para além da notável e grandiosa estatuária da colecção Farneze o Museo guarda muitas dos objectos provenientes das escavações nas cidades Romanas soterradas pela lava do Vesúvio, Pompei e Ercolano, esta "protegida" por uma camada de cerca de 25 metros.